Juventus, altra tegola: Agnelli indagato, cosa rischia il club

Agnelli, Nedved e Paratici sotto indagine per falso in bilancio: Juventus nei guai, possibili sanzioni in arrivo. Rischia una nuova Calciopoli?

Andrea Agnelli
Andrea Agnelli (© LaPresse)

Il caso plusvalenze che ha coinvolto alcuni club di Serie A, su tutti la Juventus, sta per finire con un nulla di fatto? Per ora no. Le indagini stanno proseguendo ed è notizia di queste ore che tre dirigenti bianconeri, il presidente Andrea Agnelli, Pavel Nedved e l’ex ds Fabio Paratici sono stati iscritti nel registro delle indagini per falso in bilancio. Nel mirino degli inquirenti ovviamente le plusvalenze di cui recentemente si sono occupate Consob e Covisoc.

La situazione non è semplice da sbrogliare. Ma cosa rischia davvero la Juventus nell’inchiesta denominata Prisma e portata avanti dalla procura di Torino? Come sempre in questi casi, bisogna scindere la risposta dividendo due ambiti tra loro molto distanti. In particolare quello relativo ai reati di falso in bilancio previsti dal Codice Civile e quello, più ambiguo, della giustizia sportiva. Nel mondo del calcio non esistono infatti criteri oggettivi per determinare il valore di un calciatore, e questo potrebbe rendere più serena la posizione della Vecchia Signora.

Ma esistono dei precedenti che potrebbero dare un quadro più chiaro di quello che effettivamente rischia il club sul piano sportivo. Non molti anni fa finirono sotto indagine per falso in bilancio altre due società italiane: il Cesena, che non subì sanzioni perché fallito durante il procedimento, e il Chievo Verona. Era il 2018 e la Corte d’Appello federale inflisse 3 punti di penalizzazione alla formazione clivense. Nelle motivazioni si leggeva: “Reiterata violazione ed elusione delle norme di prudenza e correttezza contabile“. Tale decisione fu confermata anche dal Collegio di Garanzia. E in fin dei conti non fu molto severa, considerando che l’accusa della procura aveva chiesto ben 15 punti di penalità.

D’altronde, immaginare che una sanzione del genere possa arrivare in tempi brevi per la Juventus non è per nulla semplice. A regolare la materia è l’articolo 31 del Codice di giustizia della Figc, che prevede una serie di punizioni, più o meno gravi, a discrezione quasi totale del giudice. Si va dai ‘semplici’ punti di penalità all’esclusione dal campionato. Ma in questo momento i contenuti reali dell’inchiesta Prisma restano da decifrare, e avanzare i potesi è ardito. Stiamo dunque per assistere a una nuova Calciopoli? Se lo chiedono molti tifosi, e almeno a questa domanda si può dare una risposta più netta.

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Juventus, inchiesta Plusvalenze: le differenze rispetto a Calciopoli

L’indagine Prisma è in molto lontana rispetto a Calciopoli, l’inchiesta che portò a un vero terremoto nel mondo del calcio che coinvolse non solo la Juventus di Luciano Moggi, ma anche altri grandi club come il Milan, la Lazio e la Fiorentina. Lo scandalo del 2006 riguardava il presunto connubio tra alcuni dirigenti e i designatori arbitrali. Contatti finalizzati alla costruzione di un vero e proprio sistema che, tra pressioni, favori, minacce più o meno velate, era volto a indirizzare le partite verso risultati positivi per alcune squadre. Sotto la lente dell’indagine finirono 19 partite di Serie A.

Giraudo Moggi Capello
Giraudo, Moggi e Capello (© LaPresse)

Nell’estate del trionfo Mondiale dell’Italia, lo scandalo che travolse il nostro calcio portò a una vera rivoluzione e anche a sentenze rapide. Al termine dell’iter giudiziario sportivo, la Juventus venne retrocessa in Serie B, con 9 punti di penalizzazione per l’anno successivo e la revocazione degli Scudetti vinti nel 2004/05 e nel 2005/06. Fiorentina, Milan e Lazio subirono 30 punti di penalizzazione per il campionato appena concluso e rispettivamente 15, 8 e 3 punti in quello da cominciare. La Reggina subì 11 punti di penalizzazione, l’Arezzo 6 punti in Serie B.

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Tra i dirigenti vennero di fatto radiati dal mondo del calcio Moggi e Giraudo,mentre tra gli arbitri a pagare le conseguenze più gravi fu Massimo De Santis, con una squalifica di 4 anni. Ma la sentenza del 2006 non è stata definitiva. L’iter giudiziario è infatti proseguito anche oltre l’estate, tra una nuova indagine, definita ‘calciopoli bis’, intercettazioni che hanno finito per coinvolgere anche l’Inter e diverse correzioni delle sentenze da parte della Cassazione. Insomma, una vicenda scabrosa e ricca di ombre ancora oggi, ma che non andava a toccare i bilanci delle società o reati di natura finanziaria. Fare un parallelo con l’indagine Prisma è dunque impossibile.

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