Calcio spettacolo: non per tutti è redditizio

Il calcio spettacolo spesso non è necessariamente sinonimo di risultati e altrettanto spesso, i dettami di un tempo, finiscono per essere più redditizi. I tecnici a volte sembrano non aggiornarsi e i tifosi, su questo argomento si dividono.

Atalanta tifosi - foto LaPresse
I tifosi dell’Atalanta tra i pochi ad abituarsi al calcio spettacolo – foto LaPresse

Quella dei tecnici è la variante che cambia più spesso in una squadra e difficilmente un’allenatore rimane in una società per tanti anni. Alcuni vogliono che la loro squadra sia perfetta dal punto di vista difensivo, mentre altri prediligono invece l’idea del calcio spettacolo.

L’alchimia che fa di un team, una squadra vincente, dipende un po’ da fattori molteplici. Talvolta le squadre non raggiungono il successo, non tanto per la mancanza di gioco, quanto perchè al loro interno coesistono problemi strutturali. Alcune squadre, malgrado siano fortissime, sono spesso composte da troppi doppioni mentre in altre magari trova posto gente con spiccate attitudini fisiche, ma con poca qualità.

In realtà, chi ha talento in campo serve sempre, ma anche una squadra composta da sola gente di classe non potrebbe mai arrivare a dama.

Una squadra vincente spesso ha bisogno di annoverare nel suo organico almeno un leader. I giocatori tecnici però difficilmente hanno anche i connotati di un “comandante”. Spesso infatti la leadership di un calciatore non emerge in contesti di assoluta eccellenza ma se un calciatore tecnico ha anche le caratteristiche di leader, allora siamo di fronti ad un vero e proprio campione. Il compianto Diego Armando Maradona fece faville già con un Napoli appena discreto e poi, man mano che el Pibe de Oro si impossessò della squadra, il gioco divenne spettacolo ed i partenopei si trasformarono in una squadra solida e compatta. Quel Napoli, infatti, vinse due scudetti e una coppa Uefa, oltre a togliersi parecchie soddisfazioni.

È cambiata la mentalità

Beto vs Lazio - foto LaPresse
Una gara pazzesca tra Lazio e Udinese, finita sul 4-4 – foto LaPresse

Il calcio è cambiato molto in questi ultimi anni, ma seppur molte società si siano dovute adattare alla situazione scaturita dall’avvento della pandemia, sempre con un pallone si gioca. Il tecnico bianconero Massimiliano Allegri è considerato da tutti un allenatore vincente, ma le sue squadre sono decisamente più improntate al gioco difensivo. La dirigenza bianconera quest’anno, non gli ha di certo messo a disposizione una super squadra e lui sta ancora faticando a farla carburare. La Juventus in questa prima parte di stagione, non è ancora ruscita a dare quella sensazione di solidità che l’ha sempre caratterizzata nei suoi cicli vincenti. I risultati tardano ad arrivare.

L’obbligo di vincere a discapito del bel gioco

I tecnici in Italia sono spesso obbligati a vincere subito e difficilmente le società gli danno tempo per lavorare. Per i mister ottenere risultati abbinando a tal fine, un gioco spettacolare, è sempre più complicato. Negli ultimi anni l’Atalanta è stata l’unica ad ottenere risultati importanti attuando prettamente un gioco offensivo, ma per arrivare a questo Gasperini ha avuto un grosso aiuto dalla società. La dirigenza della Dea infatti ha lasciato lavorare in pace il Gasp, senza metterlo mai in discussione, nemmeno nei momenti più difficili.

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Il discorso ovviamente, cambia diametralmente, quando le squadre sono invischiate nella lotta per la salvezza. Gli stessi difetti che vengono imputati ad Allegri, sono stati affibbiati anche a Walter Mazzarri. All’allenatore del Cagliari, così come ad altri tecnici italiani, che pensano prima a difendersi e poi ad offendere, non si perdona ormai più niente, ma sarà giusto così? Quando si criticano gli “italianisti” infatti, non bisogna mai dimenticare che se  l’Italia, ha vinto ben quattro mondiali, molto si deve a questo modo di giocare.

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