Lo sport contro la guerra in Ucraina: gli atleti si rifiutano di giocare

Il mondo dello sport si unisce contro la guerra in Ucraina voluta dalla Russia di Putin: tutti gli atleti e le federazioni che si rifiutano di scendere in campo.

La guerra in Ucraina ha sconvolto il mondo intero, e davanti a drammi di questo genere e a pericoli così importanti per la società civile, lo sport non può astenersi dal prendere posizione. Una posizione che è, al 99% dei casi, totalmente contro la guerra, in alcuni casi anche contro la Russia che, a causa di Putin, ha dato inizio a questo conflitto tanto odiato. Dal calcio al tennis, dal basket agli sport invernali, tutti hanno voluto far sentire la propria voce per gridare con forza una sola parola: “Pace“.

Pace San Siro
Pace a San Siro (© LaPresse)

Il mondo del calcio, in effetti, è stato uno dei più criticati fino a questo momento; Anche Uefa e Fifa hanno preso posizione in maniera forte, togliendo la finale di Champions alla Russia e escludendo tutte le rappresentative nazionali, dalle tutte le competizioni. La Polonia e il Lipsia, saranno le prime a approfittare di questa decisione, ritrovandosi già qualificate, al turno successivo della competizione che stanno affrontando.

A prendere posizione in maniera più netta sono state le singole federazioni. In primis quella polacca (che non abbia preso la palla al balzo per superare il turno dei playoff per il mondiale?) e quella ceca, che avevano detto, a chiare lettere già nei giorni passati, che non sarebbero scese in campo contro la Russia. E se alcuni protagonisti ucraini, come Zinchenko del City, si sono lasciati andare sui social e in campo a sfoghi comprensibili, altri grandi personaggi, non coinvolti direttamente, o coinvolti solo in parte, hanno voluto far sentire la propria voce, gridando di fermare la guerra e di salvare l’Ucraina. Tra questi anche Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, tornato in Italia dopo una settimana di conflitto.

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Tutti gli sportivi che si sono schierati contro la guerra

Se il calcio, anche per i troppi interessi che lo legano alla Russia, fatica a distaccarsi del tutto dal Paese di Putin, il resto del mondo dello sport si è mosso in maniera forse più concreta. Il Comitato olimpico internazionale, ad esempio, ha vietato agli atleti russi e bielorussi e alle rispettive federazioni di partecipare a ogni competizione. Una presa di posizione fortissima e che non potrà non avere delle conseguenze.

Ucraina Colosseo
Ucraina Colosseo (© LaPresse)

E se il russo Medvedev, nuovo numero 1 del tennis, ha detto chiaramente di essere contrario alla guerra in ogni sua forma e di volere solo la fine di questo conflitto, lanciando anche un emozionante appello a farlo per i bambini, molti atleti non russi, ma legati a società russe, hanno scelto di rinunciare al proprio contratto. Come il georgiano Toko Shengelia, giocatore di basket che sembrava volesse abbandonare il CSKA Mosca. La notizia è stata poi smentita, ma la fuga dalla squadra dell’esercito russo è reale. Così come da altre importanti squadre russe, come lo Zenit.

Calcio, tennis, basket, volley, sport invernali, atletica, automobilismo: tutti gli sport si stanno dando da fare per gridare forte il loro no alla guerra. Addirittura la federazione internazionale judo ha sospeso Putin dalla carica di presidente onorario, che si era conquistato per le sue prestazioni agonistiche. Perché non c’è motivo che possa portare a muovere guerra, e non si può far finta di nulla. “C’è qualcuno che manda degli innocenti che non si odiano a uccidersi in Ucraina, una persona che da casa sua ha deciso così“, ha detto Guardiola, parlando a nome del City. Questo è la guerra, la morte di innocenti decisa da chi resta a guardare. Il contrario esatto del senso dello sport.

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