L’INPS chiede indietro gli assegni di invalidità: la salute è la stessa, ma partono i recuperi

INPS, al via i controlli sugli assegni di invalidità: ecco perché arrivano richieste di rimborso ai percettori.

C’è un periodo dell’anno in cui le lettere dell’INPS arrivano puntuali come le zanzare a luglio. Solo che, invece di un prurito passeggero, lasciano un buco sul conto e una stretta allo stomaco. È il momento dei controlli, delle verifiche incrociate, degli automatismi che vanno a caccia di incongruenze nei dati. Lavori svolti, redditi dichiarati, benefici percepiti: se qualcosa non torna, scatta l’allarme. E arriva la richiesta di rimborso.

lettere inps su tavolo
L’INPS chiede indietro gli assegni di invalidità: la salute è la stessa, ma partono i recuperi – scommesse.online

Ogni estate, migliaia di persone ricevono queste comunicazioni. Anche chi – sulla carta – non ha mai imbrogliato. Anche chi continua a stare male, anche se non sembra. Perché in fondo, nel mondo dei dati, non c’è spazio per i dettagli umani. E Marta questo lo sa bene.

Ha 34 anni, una diagnosi neurologica che da sola basterebbe, ma è aggravata da una forma di epilessia resistente ai farmaci. Le è stato riconosciuto oltre il 75% di invalidità. Poi è arrivata la lettera. Una comunicazione che non solo le ha comunicato di non poter più percepire l’assegno, ma che la stessa deve all’INPS la modica somma di 8.000€.

Quando l’INPS può chiedere indietro l’assegno di invalidità, anche se la malattia non è cambiata

La comunicazione dell’INPS, non è tanto difficile da comprendere, quanto da digerire: 8.000€ da restituire. Marta aveva diritto all’assegno di invalidità, certo. Ma secondo i controlli incrociati effettuati a luglio, avrebbe commesso un’irregolarità: non ha dichiarato di aver lavorato in alcuni periodi. Nulla di stabile, nulla di continuativo. Ma tanto basta.

Il problema, in questi casi, non è la salute – che per Marta è sempre la stessa, anzi, peggiorata. Il nodo è burocratico: ogni reddito, anche minimo, va segnalato. E anche se non si supera la soglia annua prevista, l’INPS può contestare l’erogazione se manca la comunicazione formale. Marta non lo sapeva. E ora deve restituire tutto quello che ha ricevuto.

lente di ingrandimento su 100 euro
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In due anni ha percepito circa 313€ al mese, poco più di 7.500€. La cifra è diventata 8.000 € tondi, rateizzabili in 72 mesi. Ogni mese, una rata da 111€. Per anni.

È il paradosso dell’assistenza: la condizione di Marta non è cambiata, ma l’aiuto sì. E nei mesi estivi, quando i controlli si intensificano, casi come il suo tornano a galla.

Il punto, alla fine, è tutto qui: in pochi ti spiegano che anche se hai un’invalidità riconosciuta, anche se l’assegno ti è stato concesso in piena regola, basta un lavoro temporaneo, un contratto breve, una dimenticanza nella comunicazione per trasformare quei soldi in un debito da restituire per anni.

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