Profondo Mourinho: la rivoluzione potrebbe iniziare presto

Josè Mourinho alla Roma e al calcio italiano ha ancora qualcosa da dare? La remuntada della Juve, il girone d’andata in campionato e il gruppo di Conference League fanno aumentare i dubbi sul tecnico portoghese.

Non è, non sarà una minestra riscaldata: lo avevano pensato i tifosi della Roma, quando a maggio fu annunciato in pompa magna l’arrivo di Josè Mourinho. Una panchina importante per un tecnico dal curriculum incredibile, fatto di campionati ma soprattutto di Coppe dei Campioni, nonché di nuovi modi di intendere il calcio.

Mourinho saluta - foto LaPresse
Mourinho e la Roma: presto la rivoluzione – foto LaPresse

La mano la città di Roma se l’era presa abbastanza nel fare diventare il portoghese subito un idolo della piazza. I murales con la vespa bianca, i bagni di folla al suo arrivo: il popolo romanista pensava di aver svoltato, un tecnico come Mou poteva far rivivere i fasti di Nils Lieldholm o del mai troppo amato Fabio Capello.

Tecnici che vinsero lo scudetto, si imposero anche con belle gare in Europa ma che avevano una rosa di un certo peso. Lo svedese aveva Falcao e Cerezo come stranieri, Capello invece un centravanti come Batistuta, brasiliani atipici e costanti, nonché il capitano Francesco Totti.

Josè Mourinho in mano non ha nulla di tutto ciò. Ha una squadra normale che sta facendo il suo percorso, per come poteva essere pronostico alla vigilia.

Nessun volo pindarico, al massimo di contenimento

Mourinho scrive - foto LaPress
Una lista di buoni e cattivi per il tecnico… foto LaPresse

Qualche tifoso della Roma credeva nell’effetto Mourinho come un ciclone… i calcoli erano sbagliati già dall’inizio. Passi per le prime giornate, dove tutto sembra più facile, poi c’è la realtà dei conti cui fare affidamento.

Mourinho da solo non può fare miracoli se la tenuta difensiva non regge a livello di concentrazione. Il derby come primo esempio per non parlare poi della disastrosa trasferta contro il Bodo, cui unire anche la gara successiva in casa. Prendere otto gol da una squadra norvegese non è tollerabile, in campo è andata gente svogliata e che poi ne ha pagato le conseguenze, con panchine e tribune a fioccare.

Dall’altra parte, proprio guardando al lato di Mou, la soluzione necessaria era accantonare chi non aveva voglia e mettere in campo i ragazzini. Il lato delle motivazioni era da ricercare, il tecnico è riuscito a ottenerne qualcosa, la doppietta di Afena Gyan a Genoa e altre soddisfazioni dalla cantera giallorossa sono tangibili.

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La Roma è questa, difficile chiedere di più e il 3-4 di domenica lo dimostra. I miracoli forse avverranno il prossimo anno, il tecnico lusitano ha bisogno degli elementi ideali al suo modo di intendere il calcio. Quando l’Inter lo assecondò, diede in cambio un triplete.

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